UN GIOCO DI PAROLE CHE GIOCO NON E’…

Una volta ho letto una frase di una giovane mamma “speciale” che mi ha colpito molto… “Non esistono le madri coraggio, esiste il coraggio delle madri.. sembra la stessa cosa ma non lo è!”

Nessuna frase mi sembra più vera, ma lo posso affermare solo oggi, a tre anni dalla diagnosi di mio figlio Damiano.. quella diagnosi inattesa, non voluta e sbattutaci in faccia così, come se la cosa più naturale del mondo dopo solo 24 mesi dalla nascita di quel figlio maschio tanto atteso e desiderato, di quel figlio che completava la nostra famiglia in modo così perfetto, fosse dirci “suo figlio è nello spettro autistico”.

Avete mai immaginato cosa significhi per una famiglia affrontare una tale sentenza?

E’ come se nella tua vita apparentemente perfetta, fatta di tutti quei traguardi che ti sei costruita nel tempo (matrimonio, la casa, una bellissima femminuccia di cinque anni ed un meraviglioso maschietto di due anni) arrivasse all’improvviso un’uragano che cerca solo devastazione, come se arrivasse un’ospite indesiderato che non ha alcuna voglia di andar via!

In un primo momento sentivo come se il mio corpo non riuscisse a sopportare tutto quel dolore che sentivo nel petto, credevo che non sarei più riuscita a respirare perché sopraffatta dalla disperazione e dalle lacrime. Cos’è cambiato? In realtà poco perché il dolore è sempre lì.. in maniera silenziosa accompagna le nostre giornate.. ma è cambiato il mio modo d’affrontare questa nostra nuova condizione: ecco, è solo in quel momento che esce il vero coraggio delle madri! Il coraggio di sorridere ai tuoi figli e di dirgli che andrà tutto bene, il coraggio di non voltare la testa dall’altra parte e di affrontare tutto il percorso fatto di terapie, specialisti, visite e quant’altro, il coraggio di aiutare chi è più fragile, il coraggio di non far pesare a nessuno o quasi il proprio fardello sul cuore per tutelarli da tanto dolore ma soprattutto il coraggio di raccontare e raccontarci per sensibilizzare su questo scomodo inquilino chiamato AUTISMO e magari avvicinare le persone a noi, a mio figlio, perché sicuramente sarebbero conquistate da lui e dal suo modo d’essere e di vivere questo mondo.

Mamma Katia e Damiano a tre mesi dalla diagnosi

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